Safari in Sudafrica

PC Viola Fiumara
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Diario di un viaggio indimenticabile

Safari significa “viaggio” in lingua Swahili e quello che stiamo per fare è davvero un viaggio dentro noi stessi, attraverso le pianure sconfinate del Kruger National Park, in Sudafrica. Le aspettative sono tante, forse troppe. Questo è il mio primo safari fotografico, la tappa principale del mio Viaggio di Nozze.
Cappello, zainetto, macchina fotografica… Ok, mi sembra che ci sia tutto. Esco dalla camera ancora insonnlita per l’insolita sveglia all’alba… SI PARTE!

Nella radura ci sono almeno una dozzina di jeep pronte a partire. Ogni mezzo ha nove posti distribuiti a gradoni, oltre a quello accanto al ranger che guida. Sul cofano, seduto su uno speciale seggiolino, si trova il battitore. Di solito si tratta di ragazzi di etnia Zulu o Xhosa, cresciuti nel bush e quindi capaci di individuare le tracce più impercettibili degli animali. I ranger, invece, provengono soprattutto da famiglie boere o angolosassoni, hanno seguito corsi di studio anche molto intensi e si trasferiscono nelle riserve per almeno sei mesi consecutivi.

La jeep  è interamente scoperta e il vento sulla faccia ci mantiene ancorati alla realtà. Intorno a noi lo scenario è da sogno: all’orizzonte, le montagne del Drakensberg sembrano davvero un enorme drago addormentato. Poi, all’improvviso, eccoli. Due rinoceronti spuntano nella bruma del mattino. Sembano creature preistoriche, grandi, maestose. Il primo incontro di questo safari è proprio con uno dei famosi “Big Five“, i cinque grandi mammiferi della Savana. Ovvero: leone, leopardo, elefante, bufalo e – appunto- rinoceronte.

Ormai siamo nel cuore della riserva. Facciamo appena in tempo ad avvicinarci a una pozza d’acqua ed ecco anche i primi bufali, poi le zebre e gli gnu. Ogni esemplare avvistato regala un’emozione indescrivibile. Qui tutto sembra vivere in perfetta armonia.  Una giraffa fa capolino tra i cespugli: elegante, bellissima. Sembra mettersi in posa per la nostra fotocamera e ci sentiamo terribilmente fuori luogo. Spettatori di un dipinto vivente fatto di rami ritorti, animali incredibili e pennellate di colore nel cielo.

All’improvviso il nostro ranger accelera: il battitore ha individuato una traccia. Man mano che ci avviciniamo, sentiamo anche noi il grido terrorizzato delle scimmie nascoste sull’albero. Lì sotto c’è un leopardo! Quando si alza dal suo nascondiglio, possiamo ammirarlo in tutta la sua straordinaria bellezza. Le zampe forti e agili, il muso felino con tracce evidenti di un pasto recente. La paura lascia il posto all’entusiasmo. Vorremmo che quest’avventura non finisse mai… Invece è già ora di rientrare: ormai è buio e la Via Lattea è un sogno argentato sopra le nostre teste. Domani ci sarà tempo per un altro safari e per tante nuove emozioni.

PC Viola Fiumara
Lo sbadiglio del Leopardo

Il giorno successivo ci spingiamo più lontano per cercare un branco di elefanti che si sta allontanando verso altre zone del parco. Ci sono molte mamme con i loro cuccioli.  Scorrazzano tra nuvole di polvere e cespugli semidistrutti. Ed è impossibile non restare incantati da questi animali enormi, eppure così teneri nel prendersi cura l’uno dell’altro. Tornando indietro, ecco la sopresa. Su una piccola collina che domina la vallata, la sagoma inconfondibile di un leone si staglia all’orizzonte. Lui è il re, non c’è dubbio. Nessun esemplare si è mai mostrato così in vista. Resta immobile e fiero, con la criniera scura agiatata dal vento. Poco distante ci sono anche una leonessa con i suoi piccoli che giocano come gattini. Tra qualche anno, saranno loro a regnare su questo angolo di mondo.

 

Ma le soprese non sono finite. Uno scambio di battute e il nostro ranger comincia a correre all’impazzata. Gli arbusti ci sfiorano, la jeep si fa largo tra i rovi e tutti facciamo del nostro meglio per schivarli. Qualcosa resta impigliato tra i rami ma proseguiamo lo stesso. Dobbiamo raggiungere un branco di leonesse a caccia di facoceri. Le orme sono inequivocabili, l’adrenalina inizia a farsi sentire. Quando ci fermiamo, intorno a noi c’è solo silenzio. Pensiamo di averle perse ma restiamo ugualmente immobili, in attesa.

 

Un gruppo di facoceri ci passa davanti e poi sparisce tra i cespugli. E’ il segnale: tra i rovi si intravede un’ombra, poi un’altra e un’altra ancora. In un attimo quattro leonesse sono intorno a noi. Girano intorno alla jeep, fiutano l’aria. Qualche esemplare si spinge più vicino e si appoggia alla carrozzeria. Siamo a pochissimi centimetri! Tratteniamo il respiro, i battiti del cuore a tremila. Le leonesse si muovono con disinvoltura, cercano le tracce delle loro prede. Sono stupende: agili e forti, il mantello dorato che sembra velluto. I minuti trascorrono interminabili prima che il branco decida di proseguire verso la direzione presa dai facoceri. Non ci sono parole per descirvere l’emozione… ma anche il sollievo!

Quando la jeep riparte, so di aver lasciato un pezzo del mio cuore lì, negli occhi gialli di una leonessa del Kruger National Park.

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Viola Fiumara

Viola Fiumara

Agente di viaggio perchè nella vita non potrebbe fare altro. Colleziona cartoline, scrive racconti di viaggio e legge qualsiasi cosa le capiti a tiro. Ama il mare ma subisce il fascino delle metropoli. Adora fare shopping nel bazar e riempire la casa di ricordi di luoghi lontani. Ogni occasione è buona per mettere tutto in valigia e partire verso nuovi paesaggi, culture, emozioni. viola.fumara@myboardingpass.it