Esiste un Paese, forse l’ultimo in Asia, a non essere ancora stato divorato dall’incalzante e mostruosa macchina del progresso.
Si chiama Myanmar.
E’ un altrove fatto di occhi intensi, polvere che profuma di vita e sorrisi dalla dolcezza disarmante.
Le donne abbelliscono il proprio volto con il thanaka, un impasto vegetale che le ripara anche dal sole. E come per magia i loro visi sono tatuati di giallo.
Ognuna con il suo motivo preferito, sembra una principessa di un reame differente. Senza corona e senza fanfare, ognuna di loro è più nobile di una regina vera.
I monaci, anche i giovanissimi, emanano un’aura di inviolabile sacralità. E’ quasi tangibile, al punto che talvolta fatichi a sostenere i loro sguardi.
Camminano muti uno dietro l’altro avvolti nel loro guscio di porpora, dimostrandoci di aver compreso realmente il significato del silenzio, che noi probabilmente fatichiamo anche solo ad immaginare.
Negli occhi di alcuni sembra essere racchiusa tutta la storia del mondo. Afflizioni e gioie, prosperità e disgrazie, tutto in loro trova un equilibrio perfetto, a dimostrazione di un’altra nostra pecca: noi la stabilità, probabilmente la stiamo cercando in modo completamente sbagliato. E altrettanto probabilmente non la troveremo mai.
Qui si vive con poco e di quel poco si gode appieno, più che mai. Le donne non esibiscono i figli come trofei, ma come piccoli miracoli, incarnazione di un atto d’amore puro.
Sono madri ancor prima di diventarlo e sono figlie da sempre, nel pieno rispetto di un ciclo infinito.
E questi occhi di domani, densi di giudizio, sembra siano pronti a sfidare l’universo non coi pugni serrati, ma con le braccia spalancate.
Coperti di polvere e gioia pura, continuano la loro corsa contro il mondo. Lo stesso mondo che cambierà loro attorno rapidamente come ha fatto negli ultimi dieci anni, ma che in questi ritratti senza pretese ho congelato per un attimo.
Quel momento è già stato spazzato via, ma dentro di me la piccola speranza che possano rimanere così autentici ancora per un po’ non si è ancora spenta.