Viaggiare non è sempre scoprire i luoghi, ma anche le persone. Soprattutto le persone. E la società, il mondo in cui sono immerse e che contribuiscono a creare e a mandare avanti.
Esistono terre ancora fortemente legate alle tradizioni, alle suggestioni e alle religioni. In questi luoghi si intrecciano le storie dei loro abitanti.
Una di queste è Ayaan Hirsi Ali, classe 1969, l’autrice del libro “Infedele“, nelle cui pagine racconta la sua storia personale. E’ una biografia, certo, ma anche una panoramica sui tanti luoghi che Ayaan ha visto: Somalia, Arabia Saudita, Etiopia e Kenya.
E’ la storia della crescita e della maturazione di un essere umano agli antipodi del nostro mondo. Della quotidianità trascorsa nell’emisfero opposto.
E in ogni posto in cui ha vissuto, l’autrice è entrata profondamente in contatto con le radici e i costrutti sociali, per poi approdare in Europa ed entrare in politica, con la speranza e l’obiettivo di migliorare la condizione delle donne schiave delle dottrine dell’Islam: Ayaan, musulmana, è stata infatti la prima a criticare pubblicamente il suo stesso credo.
Nel libro racconta della Somalia e del suo pesante retaggio tribale e del Kenya, Paese certamente più libero in cui tuttavia le differenze tra le dottrine religiose sono ancora palesemente visibili. E ancora dell’Arabia Saudita, in cui l’Islam è legge e le persone giustificano attraverso di esso i soprusi contro le donne ed infine l’Etiopia, terra in cui le bambine con la gonna e le ragazze con il velo sono ancora considerati due emisferi drasticamente opposti.
In questa speciale biografia sono entrata in contatto con tanti angoli di mondo spesso visti solo ed unicamente dal lato turistico. E’ interessante e toccante, invece, scoprirne il lato umano, vedere dagli occhi delle persone che li abitano, sentire – anche se non ci sarà forse mai possibile capire appieno – ciò che sente una bambina cristiana in Somalia, che non potrà forse mai dirsi intimamente amica di una bambina musulmana.