Viaggiare verso l’Uzbekistan è già di per sé un’esperienza, si sorvolano città di cui mai si sente parlare o altre di cui non si conosceva bene la localizzazione come Dushanbe, Baku, Bishkek, Astana, Almaty, Islamabad, Ust-kamenogors.
Quando si arriva a Tashkent, la capitale, si ha subito l’impressione di essere stati catapultati in un mondo completamente diverso dal nostro.
Le città principali nelle quali si fa tappa sono davvero splendide con i loro imponenti monumenti. Si visitano musei in antiche moschee, madrasse e cittadelle fortificate. I monumenti sono talmente tanti che alcuni sono oggi gestiti da privati, e hanno cambiato funzione. Può quindi capitare di trovarsi a cenare, dormire o fare shopping in antiche madrasse, moschee e residenze tradizionali.
Eppure al pari dei monumenti, quello che lascia il segno è l’autenticità del popolo uzbeko che non si riesce a raccontare fino in fondo. È fatta di tradizioni, fierezza, cordialità e curiosità. Una quotidianità fatta di tanti gesti ed abitudini che trasmettono serenità. Potrei parlare dei fischiettii delle quaglie, degli snack gustati con l’aperitivo, del plov, il piatto nazionale, dei ricami suzannè, delle culle uzbeke o tante altre cose che ho visto e imparato in Uzbekistan. Spero vi accontentiate di 3 chicche, sono solo un piccolo assaggio di profumi, gusti ed abitudini.
Profumo di pizza
Quando l’auto si ferma per la tappa successiva, apro la portiera e mi assale un profumo inconfondibile: è di pizza. Allucinazione olfattiva? Forse.
Nel fantastico Chorsu , il mercato coperto di Tashkent, c’è di tutto, ma l’unica cosa che manca è proprio quella che pensavo di trovare. Al primo piano però il profumo è fortissimo ed ecco la sorpresa. Qui il pane ha un profumo intenso dato probabilmente dai semini scuri di sesamo. I forni del mercato sono tutti all’opera e queste pagnottine tondeggianti e piatte in centro sono davvero ottime. Avevo già pranzato, ma non ho resistito. Il profumo è ottimo, ma il sapore è anche meglio.
Tavolo o letto
Si chiama tapchan, la panca sulla quale si pranza, ci si rilassa e soprattutto si chiacchiera sorseggiando il tradizionale tè verde. E’ di legno ed ha la dimensione di un grande letto matrimoniale ma con forma di tavolo. Su di questo viene appoggiato un tavolino basso simile a quelli che si mettono nei nostri salotti. Ci sono tapchan più rifiniti altri più semplici, qualcuno addirittura con il baldacchino. Per capire se ci si può star comodi bisogna osservare bene i cuscinoni / materassi che ci sono appoggiati sopra. Un’imbottitura troppo sottile va evitata accuratamente perché la scomodità sarebbe garantita. Insomma il tapchan è l’ideale per una veloce e comoda pausetta, ma anche utile per una pennichella dopo pranzo…. (mica potevo non testarlo eh!)
Una tazza di té
Per gli amanti del caffè, qui è dura. Pochissime persone lo bevono ed è il tè che la fa da padrone. Non a caso non ci sono “bar-caffetterie”, ma le equivalenti chaikhanà, i posti dove si beve il tè.
Ogni occasione è buona per un tè, si può scegliere verde o nero e si deve capire che prima di poterlo bere ci vuole tempo. Non ne avete? Rassegnatevi.
Trascorrere il tempo a tavola è scandito da gesti antichi. Il cameriere porta un vassoio con una teiera e piccole tazze senza manico, spesso di ceramica di colore blu. A questo punto se siete a tavola con una guida o un conoscente uzbeko preparatevi a lasciar fare tutto a ai padroni di casa. E’ un gesto di riguardo verso i propri ospiti e ne rappresenta il benvenuto . Più o meno l’iter è il seguente: per alcuni minuti si lasciano le foglioline in infusione, poi Il tè viene versato nella prima tazza senza essere né assaggiato, né tanto meno bevuto ma solo osservato ed infine viene nuovamente riversato nella teiera.
Solo dopo questa procedura il tè viene versato per tutti.
Servono altre motivazioni per scegliere questa meta per il vostro prossimo viaggio? Chiedete!
Un ultimo consiglio? Iscrivetevi presto. Sono solo 20 i posti per viaggiare con noi dal 14 al 24 Agosto 2018 e soprattutto l’itinerario è unico.
A presto, Barbara